Juntos por el cambio (Insieme per il cambio), il principale schieramento di opposizione in Argentina, ha chiesto al presidente Albero Fernandez di riferire in parlamento sul caso dei vaccini dati dal ministero della Salute in via preferenziale a una serie di persone ritenute vicine al governo. Una "truffa ai danni della nazione" di cui tutti devono dare spiegazioni al parlamento, "iniziando dal presidente, e continuando con ogni singolo funzionario e dei responsabili del ministero della Salute", si legge in un comunicato dal titolo "Un'altra volta l'immoralità del governo". "È ora che rispondano e che coloro che si sono vaccinati irregolarmente rendano conto alla Giustizia. Non hanno rubato nulla di materiale, hanno rubato la speranza e la salute di molti argentini", prosegue la nota dell'opposizione.
La scandalo, che ha ricevuto l'etichetta di "vacunatorio vip", è nato dopo che un consumato giornalista, Horacio Verbitsky, aveva rivelato di aver ricevuto in via preferenziale il vaccino anti covid, grazie a una iniziativa di Ginés Gonzalez Garcia, suo "vecchio amico" che poco dopo avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni da ministro della Salute. Veniva così alla luce una lista di circa tremila "vip" che avrebbero goduto di un favore destinato a sollevare scandalo in uno dei tanti paesi esposti alle drammatiche conseguenze del nuovo coronavirus. La vicenda coinvolge diversi nomi della scena nazionale, in buona parte nomi legati a titolo personale e familiare al ministro uscente e, soprattutto, al Frente de todos, la coalizione con cui Fernandez ha vinto le presidenziali del 2019. Tra questi si contano l'ex ministro degli Esteri Jorge Taiana e il deputato Eduardo Valdes, amico stretto del presidente argentino.
Si tratta di un'ampia famiglia politica che inizia ad affilare le armi in vista delle primarie di agosto, appuntamento obbbligatorio per decidere i candidati alle legislative di ottobre. Nella lunga stagione destinata ad essere ricordata per la pandemia, scommettono i media locali, l'etichetta dei "vaccini ai vip" non potrà non lasciare tracce nell'elettorato. Non meno spinosa potrebbe rivelarsi la scelta del nuovo ministro della Salute, Carla Vizzotti. Già alta funzionario del mnistero, secondo quanto scrive il portale "Infobae", Vizzotti "sapeva" della struttura di favori creata da Ginés Gonzalez, "e non ha fatto nulla per fermarlo". La nuova ministra, cui pure viene riconosciuto un importante sforzo nella campagna vacinale in atto, ha sostituito Gonzalez Garcia in diverse occasioni ufficiali, compresi due viaggi a Mosca per trattare con le autorità russe l'acquisto dello "Sputnik V". Impegni che definirebbero una decisa contiguità con il ministro uscente.
La vicenda, come detto, è stata portata alla luce da Verbitsky, giornalista di lungo corso, che da ora - per decisione del direttore Roberto Navarro - non lavorerà più nella radio "El Destape" che ha aperto il caso. "Mi sono messo a cercare dove potermi vaccinare, ho chiamato il mio vecchio amico Ginés Gonzalez Garcia, che conosco da molto tempo prima che fosse ministro, e mi ha detto che sarei dovuto andare all'ospedale Posadas", aveva detto nell'intervista. Il giornalista ha anche parlato di un messaggio ricevuto direttamente dall'ex ministro, proprio mentre si recava al nosocomio, che lo avvertiva dell'arrivo di una equipe di medici alla bisogna. Sui media si fa largo la versione di chi ritiene che Verbitsky, visto il suo curriculum, non potesse ignorare il polverone che avrebbe sollevato la denuncia e che abbia agito per gettare discredito sulle forze di governo.
Il procuratore federale Guillermo Marijuan, ad ogni buon conto, ha presentato una denuncia penale contro il giornalista e l'ex ministro. Prima di lasciare l'incarico, Gonzalez Garcia ha da parte sua detto che i beneficiari del vaccino "appartengono comunque ai gruppi della popolazione inseriti negli obiettivi della campagna vaccinale". Quanto ai contatti privati con Verbitsky e altri beneficiari, l'ex ministro ha parlato di "una confusione involontaria" della sua segretaria privata, rilanciando l'ipotesi di un "malinteso".
Rata sărăciei în Argentina a ajuns la 57,4% în ianuarie, cea mai mare din ultimii 20 de ani, relatează Reuters , citând calcule ale Pontificia Universidad Católica Argentina (UCA), una dintre cele mai bune universități de economie din țară.
Potrivit raportului UCA, devalorizarea pesoului efectuată de președintele ales Javier Miley în decembrie anul trecut și creșterea preturilor rezultată au înrăutățit rata sărăciei, care se situa la 49,5% la sfârșitul anului 2023 și a crescut la un record de 57,4% în ianuarie.
Raportul mai spune că astăzi, în Argentina, cel puțin 27 de milioane de oameni sunt considerați săraci, iar alte 9 milioane trăiesc în sărăcie extremă (dintr-o populație totală de 47,3 milioane). Reformele lui Miley au dus la o creștere a prețurilor la produsele alimentare de bază, a subliniat UCA. Inflația în Argentina la sfârșitul anului trecut era de 211,4%.